
Ci vuole molto coraggio a seguire il proprio cuore. Davvero tanto. E mi complimento sempre con chi riesce a farlo per davvero. Già. Perché prima di seguire il nostro cuore dobbiamo ascoltarlo, porci nella condizione di sentirlo e credetemi, questa è la parte più difficile. I veri coraggiosi non hanno orecchie bioniche, tuttavia riescono a sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d’onda, quella frequenza tutta nostra che spesso – molto spesso – non riusciamo a sentire perché sovrastata da innumerevoli altri rumori.
E allora fermiamoci e portiamo l’attenzione dentro di noi. Chiudiamo gli occhi che non ci serve vedere per ascoltarci. Inspiriamo e portiamo l’espiro lungo tutta la colonna vertebrale. All’inizio non sentiremo nulla, probabilmente il troppo rumore ci darà fastidio e ci sembrerà quasi impossibile riuscire a sentire la frequenza giusta. Ma accade. E quando accade è una scossa che pervade tutto il nostro corpo.
Ci vuole coraggio ad addentrarsi dentro di noi. Potrà capitare che quello che sentiremo sarà in netta disarmonia con quello che siamo stati fino a ora. Accogliamo il futuro che, come dicono Marc Augè e Igor Sibaldi, siamo il futuro perché è il futuro il tempo della concretezza. Immaginiamoci come la proiezione di quello che saremo senza farci fagocitare da un passato e dai suoi fardelli che magari non ci appartengono più. Portiamo luce laddove vogliamo illuminare i nostri desideri e i nostri sogni più reconditi affinché ci sembrino più chiari e vicini di quanto pensiamo.
Seguire il cuore vuol dire prepararsi a scomporre, scompaginare e scompigliare la nostra vita. Sarà tutto stravolto o rimarrà tutto – apparentemente – come prima ma in ogni caso prepariamoci, leghiamoci i capelli con una bella treccia che ci ricordi di questo momento, accogliamo il nuovo respiro e via, si va.
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