
(Yoga Talk numero 1: Sento di voler intitolare questo post così. Perché sento che sarà il primo di una lunga serie.)
Lo yoga è pericoloso?
È la domanda-provocazione che si pone D di Repubblica con un articolo davvero molto interessante che voglio condividere con voi.
Lo yoga è pericoloso esattamente come ogni altra cosa. Come diceva quel gran genio di Paracelso, tutto può essere veleno. Anche ciò che ci sembra più innocuo.
In questi tempi di social condivisioni e di ego spalmato su tecnologie avanzate è facile veciolare e interpetare male un messaggio che dovrebbe avere a che fare solo ed esclusivemente con noi stessi. Tutto quel divulgarsi di posizioni pseudo circensi che vedo in giro non sono yoga. Eseguire correttamente pincha mayurasana, per esempio, non vuol dire proprio niente. Può essere un obiettivo, certo, ma è sempre più importante il viaggio che percorriamo per arrivarci lassù. Le ore, i giorni, gli anni trascorsi a lavorare su noi stessi e sul nostro coraggio prima ancora che sul nostro fisico. Lo yoga mi ha insegnato e continua a insegnarmi l’ascolto verso me stessa: il non giudizio (di e verso noi stessi) e il non attaccamento sono pilastri in questa disciplina che ci porta ad andare oltre l’ineccepibilità della pratica. Ci si rende presto conto che la perfezione non esiste, esiste solo il momento e quel momento è sempre inimitabile. Lo yoga non è solo pratica. E sicuramente, non è la perfezione della pratica. Non importa se l’asana non è eccellente per instagram, quello che conta è stare bene nel momento in cui si fa quell’asana. Vero, gli allineamenti sono importanti perché spesso senza gli allineamenti corretti si rischia di farsi male, ma senza il giusto respiro e la giusta consapevolezza non c’è yoga.
Lo yoga non è solo pratica. La pratica è solo un ottavo dello yoga.
E queste sono le 8 parti dello yoga:
- 1 Yama regole di comportamento sociale, che a sua volta sono divise in altri 5 principi di cui il primo è Ahimsa, la non violenza.
- 2 Nyama regole di comportamento individuale o principi dharmici.
- 3 Asana che significa posizione in armonia con la propria coscienza interiore
- 4 Pranayama, il controllo del respiro ma anche l’espressione controllata dell forza vitale.
- 5 Pratyahara ovvero il controllo dei sensi e la capacità di andare oltre essi.
- 6 Dharana, il controllo della mente.
- 7 Dhyana, la meditazione.
- 8 Samadhi, la capacità di diventare un tutt’uno con l’eggetto della percezione, portandoci alla natura divina che sta alla base di tutte le cose.
Personalmente, penso che non siamo tutti uguali e mai uguali a noi stessi. Ognuno di noi ha avuto il suo motivo di avvicinamento allo yoga. La cervicale, il nervo sciatico, il mal di schiena, ritrovare una buona forma fisica, dimagrire o stare semplicemente in una bolla di benessere per un’ora e mezza sono motivi tutt’altro che validi per portarci sul tappetino ma ricordiamoci sempre che lo yoga aiuta – come tante altre cose – ma non risolve. Non è la panacea dei nostri malesseri e nemmeno una ginnica moda contermporanea. È molto di più perché il vero yoga inizia proprio appena fuori dal tappetino.
La vera panacea è il nostro atteggiamento. Accogliere. Ascoltare. Ascoltarsi.