Siamo sempre pronti a vedere chi-fa-cosa, a mettere like e cuoricini quando a malavoglia si saluta il vicino che oltretutto subisce il disturbo della vibrazione del telefono sempre reperibile. Penso ai viaggi in treno col sottofondo di telefoni squillanti con suonerie che manco fossimo al Cocoricò e conversazioni a mille decibel – con l’orrenda moda del momento: il vivavoce e i messaggi vocali – e mi viene l’orticaria. Ma davvero non ci rendiamo più conto di quanto disturbiamo?!?
Tutto questo vorticare tecnologico distoglie l’attenzione da quello che stiamo facendo. Ci distrae. Ci affatica. Ci ruba tempo.
C’è un bellissimo intervento a TedXReggio Emilia di Lisa Iotti che vi invito vedere è un talk di 18 minuti molto interessante, la giornalista snocciola dati e numeri della nostra attuale soglia di attenzione e sono a dir poco preoccupanti. Tipo che la nostra soglia di attenzione dura 8 secondi. Otto. Come può una società evoluta e contemporanea garantire la prosperità e lo sviluppo se le persone, le menti, i professionisti che dovrebbero garantire questi status hanno una soglia di attenzione pari a quella di un pesce rosso? (È una provocazione, ovviamente, nonché una citazione, ma è un’immagine che rende perfettamente l’idea).
Che menti avremo in futuro? Quali ricercatori, quali scienziati, quali medici, quali letterati, filosofi, pensatori e visionari potrà mai avere una società che non si preoccupa di una cosa così importante?
È davvero strettamente fondamentale tenere il telefono acceso sempre: durante la pratica yoga, a cena con l’amica, al museo, al cinema… argggggg… Cosa ci sarà mai di così urgente, di così importante, da non staccare da quella cosa orrenda che è il multitasking? E, care amiche, ora sfaterò un mito: nemmeno noi donne siamo multitasking, facciamo semplicemente – da sempre – di necessità virtù. Non sono una scienziata, ma credo che il nostro cervello si sia adattato a fare più cose contemporaneamente. Ma la verità è che questi continui rimbalzi tra un’attività e l’altra stancano. Producendo stress allo stato puro.
Come se dovessimo esserci sempre. Essere sempre ovunque tranne che nell’unico posto in cui dovremmo stare: qui e ora. Ricercare affannosamente l’altrove e non godersi mai la presenza è faticoso, vero? E sapete qual è il risultato di questa continua corsa all’efficienza e alla prestazione? Classi di yoga e meditazione sempre più piene. Di gente che posa il telefono accanto al tappetino.
“Noi siamo quello che viviamo. Ciascuno di noi è il risultato dei cambiamenti subiti dal cervello durante la vita”
Scommetto che nel frattempo ti è trillato il telefono. Dài, corri a vedere. Magari è urgente.
Prenditi il tuo tempo, prenditi il lusso di staccare, di regalarti un’ora di pausa. Per il tuo corpo ma soprattutto per te. Ti aspetto sul tappetino, col telefono spento.
S p e n t o. Non basta togliere la suoneria 😉
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